31.10.13

una storia con una parola

Oggi racconto come memorizzare il lessico.
Il modo che si è sviluppato naturalmente per il percorso del mio studio della lingua italiana
quindi non so se si può dire efficace a chinuque...

Prima di tutto, un pò della mia storia con la lingua italiana :
Io ho studiato la lingua italiana in Giappone per 4 anni come un qualsiasi hobby che esista
nel mondo, 1 volta alla settimana in una classe.
La mia insegnante era una signora italiana che parlava benissimo giapponese quindi io e le mie conpagne di classe ( eravamo poche e solo donne ) ci divertivamo a parlare in giapponese
con l'insegnante, facendo pochi progressi grammaticali.....

Comunque, dopo 4 anni del mio studio sono venuta in Italia e ho fatto la scuola insensiva di tutti i giorni per 6 mesi.

Dopo questo studio ho affrontato l'esame di lingua italiana avanzata e sono passata, quindi, posso dire che sono arrivata al buon livello.

Ma tutto oggi ovviamente mi capitano le parole nuove nel telegiornale o nel libro e anche nella parlata delle persone che passano davanti a me.

Inanzi tutto non si deve mai "lasciar stare"queste parole , cosa molto banale e faticosa, ma senza verificare ogni volta il significato non l'avrai mail come la tua.
E quando usi il dizionario ( se lo usi , altrimenti fatti spiegare ) è meglio se usi quello della lingua stessa, quindi, nel mio caso usare il dizionario italiano, e il caso tuo, il dizionario giapponese.
Se il tuo livello non è così avanzato da usare il dizionario della lingua stessa, va benissimo anche il dizionario della tua lingua e il giapponese.

Dopo che hai capito bene il significato, cerca di ricordare la intera storia dove hai conosciuto questa nuova parola.

Per esempio, in una delle primissime lezioni di italiano in Giappone, un insegnante ci ha spiegato
la parola "lo spuntino ".
Ha spiegato con il gesto di imboccare qualcosa con il cucchiaio dicendo che "come fare con Spoon(il cucchiaio)" ( in giappone si usa la parola inglese, Spoon per dire il cucchiaio ) ....

La storia della parola per me "lo spuntino" è questa.
Voglio dire, ricordarsi tutta la scena in cui ti sei trovata con questa parola.

Ogni parola esiste in un contesto, ti capita di vedere sempre lì.
Allora ricordati tutto, e quando devi riprenderla nella cassetta della tua testa, sarà più facile richiamarla se tu hai in memoria con la storia.

Ovviamente, una buona insegnante potrebbe aiutarti a creare una storia più affascinante.
e questo che cerco sempre di farlo.

Buono studio!








24.10.13

Una chiave della conversazione

Oggi parlo di un algomento sullo studio della lingua.

In ogni lingua e cultura, quando c'è la lingua ( e la relativa grammatcia ) c'è anche il messaggio.
Quando c'è il messaggio, però, non è detto che è espresso sempre in una lingua.

Per esempio, se uno ti chiedesse
" hai un fazzoletto ? "
Tu diresti "si, eccolo " e glielo dai.

Difficile che uno rimanga solo rispondendo " si "........
Come la risposta giusta però,  potrebbe andare bene dire solo "si".

Ma perchè noi reagiamo sempre in questo modo ?
Perchè sappiamo che quell'altro ha bisogno del fazzoretto, quindi se c'è l'hai, glielo dai.
Così la persona che ti ha fatto la domanda ha raggiunto all'obiettivo, perchè
se rispondessi solo "si", sicuramente rimarebbe male!


Qursto esempio è così semplice che forse non hai mai pensato che è un fenomono strano.
Ma se tu cambi la cultura  ( quì parlo della lingua giapponese )non è sempre così semplice.

Vediamo un pò..

A: Suzuki san ha mou kaerimashita ka ?
B:  Hai, ima kaetta tokoro desu. Tabun elevator no mae ni imasu.

DOMANDE

In questa frase, A e B dove stanno ?
Che significa Kaerimashita (verbo kaerimasu ) ?

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RISPOSTE

Stanno in una ditta e A chiede a B ( che lavora in una ditta ) se sig. Suzuki ( forse e' il suo collega )e' gia' andato via.
Risponde B dicendo si, ma forse è ancora davanti all'ascensore.

Kaerimasu, in questo dialogo, significa "andare via" , non "tornare ".


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Chi studia la lingua, deve capire tutta la informazione come ho scritto
nella risposta.

Ma da dove si capisce tutto ciò?
Si capisce che
" suzuki san " = modo formale per chiamare una persona.
" Elevatore no mae ni imasu " = dove c'è l'ascensore, sarà facile pensare una ditta.

quindi dopo queste due informazioni, si può dire che " kaerimasu "non significa ritornare
ma andare via.

Direi che la lingua giapponese è piena di "tacito accordo" , quindi chi studia deve osservare anche questo
tipo di informazione che non è espressa chiaramente ma " si sa".

Buono studio!













18.10.13

E-tto (えーっと) "intercalare"

Per la comunicazione naturale ci vogliono le parole o le frasi che hanno un ruolo di "cuscino".
In italiano si chiama "intercalare" , ma io vorrei definirlo "cusicno" perchè con questo tu ti salvi!

Forse qualcuno ha notato che i giappesi dicono spesso "e-tto", prima di dire qualche cosa.
Questo vuol dire che "sta pensando" , quindi chi parla con questa persona deve aspettare.

Nella conversazione alla giapponese è importante ascoltare quando uno parla, di solito è un tabù parlarci sopra.
Spesso la conversazione è paragonata al "catch ball ", quindi, uno lancia le parole e uno le prende (ascolta ).

Quando ci sono piu' di 3 persone a discutere, di solito sono intesi della regola di conversazione implicita.
Cioè, uno parla, 2 ascolatno, chi parla chiede l'opinione ad uno , così far parlando tutte le persone che partecipano alla conversazione.
L'importante è che ( cosa che non succede in Italia, credo ) chi parla deve pensare anche a "far parlare " qualcuno.

Poi, quando parla qualcuno in occidente come la dimostrazione che lo ascolta, si dice "hu hum( non saprei come scrivere) ", ma in giapponese si dice "hai".
Si, "hai" significa SI, ma ovviamente questo "hai " non vuol dire di tutto "si ".


Comunque ( sore ha tomokaku ←e' intercalare ),

Presento gli intercalari utili...

E-tto
Ano-
( quando sta per dire qualcosa )

Sou desuka
( per dimostrare che stai ascoltando )

u-n
( quando sei rimansto senza parole.. )

naruhodo!
( per dimostrare che hai capito bene quello che ha detto )

Quando li usi, pero, devi metterli con la giusta dose.
Magari fai attenzione quando senti parlare i giapponesi come li usano.
Questo e' un trucco per fare la conversazione piu' fluida.


11.10.13

Home-stay

Home-stay cioè, soggiornare in una famiglia anzi chè stare all'albergo.
Questa parola di solito si usa per gli studenti stranieri che, durante il suo periodo di stutio
all'estero abitano come un membro della famila per i motivi di integrazione culturale.

Purtroppo io conosco tante famiglie in Italia che ospitano gli studenti stranieri solo per i motivi economici..........
Ma, se tu vai in Giappone e segli questa opzione, la famiglia ti accoglierebbe volentieri per uno scambio internazionale.

In Giappone ancora non è molto comune abitare insieme alle persone non di famiglia  Solo da qualche anno il fenomeno di condividere l'appartamento con gli amici ha cominciato avere il riconoscimento sociale, ma al momento direi che ancora una cosa particolare.

Quindi, se una famiglia decide di prenderti in casa, dovresti cercare di essere davvero uno di loro e adeguarti al modo di fare alla giapponese.

Ovviamente questo è uno dei modi migliori per imparare la lingua e cultura giapponese ma non sarà certo facile se non sai lo stile della vita giapponese.


1 si tolgono le scarpe all'ingresso della casa
  * questa è la regola numero 1 in assoluto, entrare oltre la soglia di ingresso con le scarpe
    non lo tollererebbe nessun giapponese nella loro casa giapponese.

2 le ore dei pasti sono più presto..
   il pranzo : tra le 12:00 / 12:30
   la cena : tra le 18:30 / 19:30

3 Certe famiglie usano "futon" , non il letto, allora devi metterlo giù la sera e rimetterlo
  a posto la mattina nell'armadio appropriato ( oshiire ) .

4  Se lo stile di vita è tradizionale, bisogna metterti seduto sul pavimento ( tatami ) con le gambe    piagate..

I punti 3 e 4 nella casa moderna non saranno necessari, se loro stile di abitazione occidentalizzato.

Comunque, io o un progetto di presentare le famiglie giapponesi che potrebbero ospitare gli studenti ( o simili, interessati alla cultura ) in Giappone.
Contattami pure per i dettagli!

Per momento ho dei contatti a Tokyo ( centrale ) e Hokkaido. ( Muroran ).








3.10.13

come si dice "IO" ( 一人称について)

Come si dice IO in giapponese., vediamo un pò.

Uno dei fenomeni particolarei della lingua giapponese è cambiare come chiamarsi dipende dalla situazione e anche dipende dal sesso.

Donna
WATASHI          neutro
WATAKUSHI      più formale di Watashi, si usa nel contesto di lavoro e nello scritto

ATASI              si usa tra gli amici, colloquiare, si fa sentire "ragazzina"
ATAI                si usava in un'epoca tra le ragazzacce.... ( adesso non si sente.. ? )

ACHIKI             si usava SOLO Geisya

nome proprio     si usa SOLO le bambine piccole.
                       ( deve essere così, ma quando una vuole farsi sentire una bambina, si usa                                  scherzando.. )

OKASAN          mamma.  ma si esprime di se stessa quando una è diventata madre.
                      SOLO ai proprio figli... lo spero. ma delle volete lo usano PURTROPPO
                      anche quando parla al proprio marito.
   


Uomo
WATASHI        neutro
WATAKUSHI    più formale di Watashi, si usa nel contesto di lavoro e nello scritto

ORE               si usa tra gli amici, colloquiare, si fa sentire "ganzo"
BOKU             si usa tra gli amici, colloquiare, si fa sentire "ragazzino"


WAGAHAI        ormai si vede solo nella letteratura.... "wagahai ha neko de aru ( io sono gatto ) "

WASHI            è un modo vecchio e ultimamente usano solo gli anziani.
                     un modo anche presuntuoso      


JIBUN             il puro significato è " me stesso " .
                      un fenomeno dialettuale di Kansai indica anche " TU "
                      ultimamente sento dire anche dalle ragazze, ma non credo sia una bella cosa.


Il famoso libro di Natsume Soseki ”wagahai ha neko de aru 我輩は猫である” si intitola in italiano
" io sono un gatto ", ma ovviamente non si può sentire la differenza tra
 " watashi ha neko desu " e " wagahai ha neko de aru ".
Ma per i giapponesi la differenza è ovvio, se il titolo fosse stato "watashi ha neko desu " non avrebbe avuto questa fama.

Comunque, questo è un bellissimo romanzo della letteratura moderna giapponese.
Se sei amante dei gatti come me, ancora di più !