Come si dice IO in giapponese., vediamo un pò.
Uno dei fenomeni particolarei della lingua giapponese è cambiare come chiamarsi dipende dalla situazione e anche dipende dal sesso.
Donna
WATASHI neutro
WATAKUSHI più formale di Watashi, si usa nel contesto di lavoro e nello scritto
ATASI si usa tra gli amici, colloquiare, si fa sentire "ragazzina"
ATAI si usava in un'epoca tra le ragazzacce.... ( adesso non si sente.. ? )
ACHIKI si usava SOLO Geisya
nome proprio si usa SOLO le bambine piccole.
( deve essere così, ma quando una vuole farsi sentire una bambina, si usa scherzando.. )
OKASAN mamma. ma si esprime di se stessa quando una è diventata madre.
SOLO ai proprio figli... lo spero. ma delle volete lo usano PURTROPPO
anche quando parla al proprio marito.
Uomo
WATASHI neutro
WATAKUSHI più formale di Watashi, si usa nel contesto di lavoro e nello scritto
ORE si usa tra gli amici, colloquiare, si fa sentire "ganzo"
BOKU si usa tra gli amici, colloquiare, si fa sentire "ragazzino"
WAGAHAI ormai si vede solo nella letteratura.... "wagahai ha neko de aru ( io sono gatto ) "
WASHI è un modo vecchio e ultimamente usano solo gli anziani.
un modo anche presuntuoso
JIBUN il puro significato è " me stesso " .
un fenomeno dialettuale di Kansai indica anche " TU "
ultimamente sento dire anche dalle ragazze, ma non credo sia una bella cosa.
Il famoso libro di Natsume Soseki ”wagahai ha neko de aru 我輩は猫である” si intitola in italiano
" io sono un gatto ", ma ovviamente non si può sentire la differenza tra
" watashi ha neko desu " e " wagahai ha neko de aru ".
Ma per i giapponesi la differenza è ovvio, se il titolo fosse stato "watashi ha neko desu " non avrebbe avuto questa fama.
Comunque, questo è un bellissimo romanzo della letteratura moderna giapponese.
Se sei amante dei gatti come me, ancora di più !
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